Obiettivi già raggiunti e prospettive per il futuro tracciate dal Tavolo Sociale piazza Verdi
di Giovanni Di Giuseppe, Marco Murat
Piazza Verdi rappresenta, per antonomasia, il teatro del conflitto bolognese. Un conflitto simbolico e politico prima che fisico ed effettivo. Ognuna delle varie giunte, nel corso degli anni, ha fornito una propria ricetta contro il degrado della zona e tuttavia con scarsi risultati: chi ha dato carta bianca alle concessioni ha accresciuto lo scontento degli autoctoni, al contrario chi ha sposato misure repressive ha finito per spostare i problemi altrove trasformando la piazza in un presidio di polizia nel deserto.
Dall'esigenza di capire quali
attività vengono svolte in Piazza Verdi e dintorni dai vari settori
dell'amministrazione comunale e da tutte le altre associazioni che
agiscono sul territorio, all'interno del Quartiere San Vitale è stato
indetto un tavolo sociale per creare una rete fra tutti questi soggetti
e costituire, per la prima volta, un coordinamento che segua obiettivi
comuni attraverso una progettazione condivisa.
I componenti di
questo tavolo sociale di Piazza Verdi sono: la Consulta esclusione
sociale, l'Università di Bologna, l'Istituzione inclusione sociale,
alcuni settori dell'Amministrazione Comunale, la Parrocchia di San
Giacomo, il Comitato Piazza Verdi ed altre associazioni che operano in
quelle zone. A coordinare questo lavoro sono stati scelti Giovanni
Amodio, già coordinatore delle attività rivolte all'adolescenza del
Quartiere San Vitale, e Roberto Merlo, per anni responsabile del
"Bologna Città Sicura", molto attento alle problematiche di Piazza
Verdi ed esperto di problematiche della conflittualità e dell'uso degli
spazi pubblici.
Dal coordinamento del tavolo sociale di Piazza Verdi
è stato prodotto un documento, il "Progetto operativo Piazza Verdi",
che è stato presentato in Giunta ed è stato approvato ufficialmente.
Uno
dei primi obiettivi del coordinamento del tavolo sociale di Piazza
Verdi era quello di far conoscere e confrontare tra loro i vari
soggetti già attivi in Piazza Verdi e cercare di integrare le diverse
progettualità.
Il progetto si divide in tre sistemi di
intervento: la prevenzione attuale punta a presidiare in modo
dissuasivo il territorio, rispetto alla esecuzione di azioni definite
come produttrici di insicurezza; la prevenzione situazionale propone
degli interventi strutturali con l'obiettivo di rendere il contesto
della zona incompatibile col compimento di atti che producono
insicurezza; la riduzione del danno intende migliorare le condizioni di
vita di chi commette, o potrebbe commettere, un reato e ridurre il
danno subito dai cittadini a seguito del reato commesso.
L'idea del
quartiere è dunque quella di sistematizzare i progetti già esistenti,
attivarne dei nuovi e contemporaneamente rivolgersi ad altre
amministrazioni, come ad esempio avviare dei lavori con la Regione e
con la Provincia.
Data la veste simbolica del luogo e alla luce
del fallimento delle politiche amministrative, il documento di sintesi
redatto dal Tavolo Sociale piazza Verdi assume particolare importanza.
Infatti è proprio in tempi come questi, di relativa quiete, che si può
affrontare il caso di piazza Verdi non più sotto i riflettori
dell'emergenza e quindi approcciarlo da un punto di vista sociale,
partendo dal basso e scardinando molti dei preconcetti che fino ad oggi
hanno prevalso.
Un progetto simile - si legge nell'introduzione del
documento - pur non potendo sostituirsi al lavoro svolto dalle forze
dell'ordine, dalla magistratura e dall'istituzione carceraria, si
prefigge di aumentare la percezione della sicurezza in questa zona
calda del centro storico.
A distanza di circa nove mesi, dalla
costituzione di questo Tavolo, è giunto il momento di un primo bilancio
sebbene l'esperienza debba considerarsi tutt'altro che conclusa e nella
prosecuzione del suo iter stia producendo sempre nuovi frutti.
Vi presentiamo sotto una sintesi delle proposte operative tese a "cambiare" piazza Verdi.