Attese e perplessità intorno al primo progetto di mobilità sostenibile a Bologna
"Sì al servizio pubblico, no al Civis" questo è lo
slogan che campeggia in questi giorni sulle bandiere e i cartelli della
quasi totalità degli esercizi commerciali di via Mazzini e via Emilia
Levante. E a giudicare da quel che sta accadendo la plateale protesta
non accenna a smorzarsi, neppure dopo la recente concessione di un
tavolo di concertazione, istituito per ascoltare le ragioni dei
contrari.
Dunque su una vicenda globalmente complessa quel che
appare manifesto è che sin dal 16 settembre 2007, data di avvio dei
cantieri di San Lazzaro, il Civis è stato accompagnato dalle polemiche
maturate sulle strade e montate sulla carta stampata, e infine sfociate
nell'odierna avversione per un progetto che trova le sue radici nel
febbraio del 2004.
Un'inchiesta di Bandieragialla
ha invece optato per un punto di vista più specifico sul Civis,
approfondendo la questione dei disabili e quella ambientale. Ne è
emerso un quadro assai esplicativo, non privo di qualche
contraddizione, ed ambivalente: vi si intrecciano da un lato il piano
di mobilità sostenibile che tutti idealmente abbracciamo, e dall'altro
un piano più concreto e tangibile influenzato dai disagi dei cantieri e
dalle rinunce che ciascun cittadino è chiamato ad affrontare
quotidianamente.
Il Civis oltre ad essere un filobus ultramoderno è
innanzitutto una grande opera che, con tutti i suoi aspetti positivi e
negativi, sembra destinata a rivoluzionare il futuro della viabilità
bolognese e forse - dicono i più ottimisti - la qualità della vita
urbana. Ora si tratta di capire in quale misura la città potrà
respingere o accogliere queste istanze di rinnovamento.
In
una serie di interviste abbiamo provato a indagare le ragioni dei
commercianti e delle associazioni e a confrontarle con le risposte del
direttore dei lavori di Atc, società appaltante e incaricata della
realizzazione del Civis. Tre opinioni differenti sul medesimo progetto.
Di fatto, dal punto di vista dei cittadini e dei commercianti, Civis
significherà esproprio di parcheggi, niente più spazio per le auto,
nuova congestione del traffico in un'arteria della circolazione tra
Bologna e San Lazzaro. In particolare si insiste sul disagio dei
cantieri aperti che penalizzando le auto causerebbero una diminuzione
del presidio territoriale: una faccenda che - sottolinea Cesare
Remondini, portavoce dei commercianti - ha direttamente a che fare con
la sicurezza.
Per Daniele Corticelli, presidente de Il Metrò che vorrei,
invece occorre guardare alla portata del Civis: un mezzo, a suo parere,
inadeguato ad intercettare i bisogni di mobilità della cittadinanza e
anzi per molti aspetti aggravante dei problemi di viabilità esistenti.
Infine il punto di vista di Fabio Monzali, direttore dei lavori, che
individua l'importanza dell'opera non soltanto in chiave di mobilità,
fruibilità allargata e basso impatto ambientale, quanto nell'ampia
riqualificazione urbana di cui Bologna potrà beneficiare.
Lungo il
percorso di 19 km dal centro di Bologna, alla stazione ferroviaria,
fino al capolinea nel comune di San Lazzaro di Savena, il Civis
determinerà sensibili miglioramenti nella pavimentazione, nella stesura
di manti stradali senza avvallamenti e nella completa informatizzazione
delle centraline semaforiche per monitorare e ridurre il traffico. A
ciò si aggiunga la tecnologia intrinseca di un mezzo per la prima volta
totalmente fruibile da parte delle fasce d'utenza disagiate che fino ad
oggi non hanno potuto servirsi del trasporto pubblico: disabili motori
e visivi e persone con gravi problemi deambulatori.
Si tratterebbe
quindi di una evidente svolta civile nell'abbattimento delle barriere
architettoniche, nell'adozione del sistema Loges (per non vedenti) e in
una partita storicamente difficile, com'è quella dell'inquinamento in
città.
- Il Civis che i commercianti non vogliono
Cesare Remondini, portavoce del Comitato Mazzini-Emilia, spiega le proteste antiCivis - Civis e metrò come cambierà la mobilità a Bologna
Daniele Corticelli, presidente del Metrò che vorrei, espone i dubbi sui piani di viabilità urbana post-Civis - Il Civis non è solo un filobus, ma un piano per migliorare Bologna
Fabio Monzali, direttore dei lavori, afferma l'importanza di questa grande opera per una città più equa ed ecologica
versione ridotta
versione integrale - La mappa completa delle linee Civis